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Mongolia

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COSA FARE E COSA VEDERE

LA NOSTRA ESPERIENZA IN MONGOLIA

 

Dopo l’esperienza sulla Transiberiana: Mosca > Irkutsk > Ulan Ude,

attraversiamo il confine mongolo con un autobus proveniente da Ulan Ude, in Russia e i primi chilometri superata la frontiera sono già rivelatori di un paesaggio che si ripete all’infinito, arido e desolato, animato solo da greggi di pecore, mucche, cavalli e gruppi di casette in legno colorate qua e là…

Percorriamo sempre la stessa strada (una delle poche che esistono in tutta la Mongolia) senza avere l‘impressione di avanzare mai, tanto è uguale e dispersivo l’ambiente tutt‘intorno.

Arriviamo ad Ulan Bator, la capitale, al calar del sole e ci ritroviamo improvvisamente catapultate nel traffico infernale della città.

Siamo stanche, disorientate e come se non bastasse uno dei tanti tassisti che ci assalgono si fa sempre più insistente; il nostro ostello è piuttosto lontano dalla stazione degli autobus e a gesti capiamo che ci sta chiedendo 20 mila Tugrik (circa 7 euro). Ci facciamo ripetere la cifra più volte aiutandoci con la calcolatrice del telefono e lui continua ad annuire, così accettiamo e in pochi secondi veniamo letteralmente spinte dentro il taxi.
replica horloges
Avanziamo alla velocità di una lumaca in mezzo al terribile traffico della capitale e arriviamo a destinazione dopo più di 40 minuti. Facciamo per pagare e il bell’omone alla guida ci mostra il telefono con su scritto 90 mila Tugrik (circa 30 euro). Ad occhi sbarrati iniziamo una discussione a suon di lingue incomprensibili e gesti. Il furbetto non parla inglese e si siede spavaldo sul bagagliaio per impedirci di prendere gli zainoni. A quel punto Ania si scalda per la presa in giro e per la strafottenza del tassista che fino a quel momento si atteggiava in modo gentile e cordiale. La situazione degenera in pochi minuti e nessuno dei due sembra voler cedere, finché non riusciamo a sfilare i nostri zaini dal baule dell‘auto e, dopo aver gettato letteralmente addosso al mongolo una banconota da 50 mila Tugrik, ce ne andiamo scocciate mentre lui continua a gridarci qualcosa che per fortuna non capiamo. Occhio ai tassisti!!

 

Nonostante il piccolo inconveniente una volta raggiunto l’ostello veniamo accolte calorosamente con un buon caffè caldo che ci fa subito dimenticare l’episodio (nei giorni a seguire capiremo che l’incomprensione col taxista è stata solo un’eccezione e che i mongoli sono davvero un popolo gentile con un animo generoso) e senza perdere tempo chiediamo informazioni sui vari tour per visitare la Mongolia.

Ci rivolgiamo proprio all’ostello in cui dormiamo (Golden Goby Guesthouse & tour) perché offre un buon servizio come tour operator ad un buon prezzo: il nostro tour di 5 giorni alla scoperta della Mongolia ci costa 90 euro a testa e include vitto, alloggio, auto e guida. (Per esperienza, vi sconsigliamo di comprare qualsiasi tour o pacchetto dall’Italia, in quanto lo paghereste almeno il doppio: procurarsene uno sul posto, su misura per le vostre esigenze è davvero semplice e vi permetterà di risparmiare molto.)

 

USANDO QUESTO LINK

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POTETE PRENOTARE AL GOLDEN GOBY GUESTHOUSE & TOUR

E RICEVERE 15 EURO DI SCONTO!!!

 

 

 

COME CI É SEMBRATA ULAN BATOR?

Ulan Bator è una città grande ma decisamente sovraffollata: pensate che qui vivono circa 1,5 milioni di persone, la metà dell‘intera popolazione Mongola. Un mix tra povertà e ricchezza in continuo contrasto, in cui i nuovi edifici svettano affianco alle abitazioni decadenti, in cui tutti sembrano rincorrere modernità e sviluppo che però vengono drasticamente rallentati a causa del clima sfavorevole durante tutto l’anno. La città rappresenta la “nuova’” Mongolia in cui tutti si sono trasferiti per sfuggire alla povertà, rendendola allo stesso tempo e paradossalmente un posto davvero poco vivibile, totalmente immerso in una densa nube di smog dovuta soprattutto alla combustione di materiali di ogni genere durante i lunghi inverni gelidi.

Questa non è una città in cui vale la pena fermarsi più di tanto, ma è sicuramente una tappa fondamentale da cui partire alla scoperta della vera Mongolia, quella fatta di steppa, deserto e natura incontaminata.

 

COSA SIGNIFCA FARE UN TOUR IN MONGOLIA?

Per chi non avesse idea di cosa significhi fare un tour nel bel mezzo della desertica Mongolia, con questo racconto proviamo a farvi immergere per un attimo in quella che è la vita di questo affascinante e misterioso popolo.

 

Se non avete ancora visto il video cliccate qui! >>Transiberiana 2 parte <<

 

Siamo nel mese di Novembre e l’inverno è ormai alle porte perciò, munite di sacchi a pelo e giacche pesanti gentilmente offerte dalla nostra guest house, l‘indomani mattina saliamo su un minivan insieme ad un’autista, la nostra guida mongola di nome Tushi che parla un buon inglese e ci aiuterà a comunicare con i locali e altre due compagne di avventura: Adrienne e Maelle, conosciute la mattina stessa.

Guidare da soli per noi turisti sarebbe impossibile visto che non ci sono strade, indicazioni e mezzi pubblici, ma solo campi in cui come facciano ad orientarsi è ancora mistero, perciò per scoprire la vera vita mongola è consigliabile, anzi necessario, rivolgersi ad un tour perché è impossibile arrivare da soli in prossimità delle tipiche abitazioni nomadi che sono posizionate davvero nel bel mezzo del niente.

 

 

Per cinque giorni dormiamo nelle tipiche gher mongole, riscaldate solo da una piccola stufa centrale, mangiamo del buonissimo cibo locale, fatto prevalentemente di riso, carne e verdure e beviamo latte di mucca mescolato a del te caldo (tipica bevanda mongola).

L’acqua corrente fa parte di quei confort a cui queste famiglie nomadi hanno deciso di fare meno, il bagno è una buca profonda nel terreno e la corrente esiste ma arriva parzialmente solo grazie a piccoli pannelli solari.

Tuttavia, quella delle famiglie nomadi non è una condizione precaria e forzata, ma una scelta di vita consapevole, fatta di tradizioni e riti antichissimi, nel rispetto assoluto verso tutto ciò che esiste in natura.

 

 

 

COM’É FATTA UNA GHER?

Le loro case in legno (chiamate Gher o Yurta) sono componibili e mobili così da poter essere spostate ad ogni cambio stagione. La loro forma compatta e circolare è a protezione dei gelidi venti invernali e il rivestimento in velcro e lana pura serve ad isolare l’abitazione sia durante le torridi estati, sia durante i lunghi inverni, (pensate che le temperature spaziano dai + 40 gradi estivi ai – 40 invernali).

 

 

L’arredamento interno di una gher è praticamente identico ovunque, salvo alcune variazioni a seconda della regione d’origine delle varie famiglie, ma il comune denominatore rimangono i colori e le decorazioni che rendono queste bizzarre abitazioni un‘ ambiente accogliente e caloroso. I letti sono disposti in modo circolare contro le pareti della tenda, la stufa che si trova al centro, viene alimentata da sterco di animale essiccato e viene usata quotidianamente per cucinare e riscaldarsi; la parte sinistra della gher è quella in cui si fanno accomodare gli ospiti, la parte frontale rispetto all‘ingresso è riservata al membro più anziano della famiglia, mentre in quella di destra si siedono gli altri componenti della famiglia.

La corona di legno centrale del tetto e la porta sono gli elementi più decorati in assoluto, con motivi colorati e simboli dipinti a mano che racchiudono diversi significati, tra cui quello di appartenenza al cosmo e di devozione verso la natura.

Solitamente le famiglie che scelgono di ospitare turisti in cambio di una piccola percentuale che va in loro sostegno, dispongono di una tenda in più, riservata appunto a chi si ferma per una o più notti.

In un’esperienza del genere gli spazi si riducono davvero al minimo e la privacy è una parola sconosciuta da queste parti ma, d’altronde, questo è ciò che caratterizza un’avventura in queste terre meravigliose.

 

 

 

COSA SI PROVA IN UN’ESPERIENZA DEL GENERE?

Animate dallo stessa curiosità e dallo stesso stupore verso ogni cosa che la natura ci offre in modo così puro e vivo, ci lasciamo trasportare da quelli che si riveleranno 5 giorni di vera meraviglia: cavalchiamo cavalli e cammelli, scaliamo montagne e pareti rocciose, assistiamo a tramonti mozzafiato, viviamo risvegli incredibili sotto la prima neve della stagione, trascorriamo lunghe ed estenuanti giornate sotto le gelide temperature di inizio inverno (abbiamo toccato i – 12 gradi) e passiamo splendide serate intorno al fuoco ad ascoltare i più svariati racconti.

Condividere questa esperienza a stretto contatto con altri viaggiatori rende il tutto ancora più surreale, come se il contesto non lo fosse già abbastanza.

Si impara a convivere in piccolissimi spazi comuni, mangiare e dormire negli stessi orari senza troppe pretese, soffrire il freddo e il caldo nello stesso giorno, lavarsi mani e faccia con la neve fresca perché di acqua da sprecare non ce n‘è e raccontarsi come forse non si era mai fatto prima per accorgersi che non c’è cosa più bella del condividere le proprie storie con persone nuove, immuni dal pregiudizio e dalla diffidenza.

Ci emozioniamo nell’ascoltare la nostra giovane guida mentre ci racconta fiero la storia del suo popolo e del suo paese in un inglese meccanico ma efficace e, infine, la cosa più bella, i sorrisi dei bambini, i loro visi scuri e quegli sguardi profondi che trasmettono una serenità e una gioia di vivere infinita.

 

 

Insomma, prima di partire non avevamo alcuna idea di cosa potesse offrirci questo Paese e non sapevamo cosa aspettarci davvero ma, come sempre, le cose inaspettate sono sempre le migliori.

La Mongolia è uno di quei luoghi che ci porteremo nel cuore per le tante emozioni che ci ha regalato ed è una meta che oggi non possiamo che consigliarvi fortemente se volete conoscere uno stile di vita fatto di cose essenziali, dove il tempo scorre lento e silenzioso scandito solo dagli eventi naturali della giornata e ogni gesto riassume il suo vero valore primitivo e naturale, senza filtri, senza maschere, senza eccessi.

 

 

CURIOSITÀ

STATUA DI GENGIS KHAN

A circa 54 km a est della capitale Ulan Bator, a Tsonjin Boldog, sulle rive del fiume Tuul Gol si erge la statua equestre di Gengis Khan. Un monumento colossale dedicato al veneratissimo Gengis Khan, il più grande imperatore Mongolo.

La statua a lui dedicata, che lo rappresenta a cavallo, è alta 30 metri e poggia su di un edificio circolare alto 10, per cui l’altezza totale del monumento (Genghis Khan Statue Complex) è di 40 metri. Orientata verso est, in direzione del luogo di nascita di Gengis Khan, è attualmente la statua equestre più alta del mondo.

L’intera statua è costruita in acciaio ed ha un peso di circa 250 tonnellate.

I visitatori possono raggiungere, attraverso una scala interna, la testa del cavallo, da dove si può ammirare il panorama dell’intero complesso e del territorio circostante.

Nell’edificio circolare sottostante si trovano poi un museo che ripercorre la storia dell’imperatore e qualche negozio di souvenir.

 

 

I PRZEWALSKI

I cosiddetti “Przewalski” sono gli ultimi cavalli selvaggi che abitano il pianeta e con i due cromosomi in più rispetto ai cavalli tradizionali, sono considerati specie a sé e per questo protetta. Vissero per secoli in Mongolia e poi anche in Europa fino all’apparente estinzione avvenuta nel 1969. Ma nel 1977 con un programma di reintegrazione basato sugli esemplari ospiti di alcuni zoo, è stato possibile reintrodurli.

Il suo nome in Mongolo: Takhi significa spirito, per un animale altrettanto bello, prezioso e longevo: può vivere fino a 30-34 anni.

Oggi è possibile scovare Il cavallo di Przewalski, dal mantello bruno rossiccio e la criniera diritta, nei Parchi di Takhiin Tal e Hustain Nuruu in Mongolia. L’ultimo censimento del 2014 parla di 387 individui liberi di scorrazzare per le praterie asiatiche.

I Mongoli hanno un grande rispetto ora per questi animali, giudicati “santi”.

 

 

GIOCHI DI SOCIETÀ MONGOLI

Durante la nostra permanenza tra i nomadi Mongoli, ogni sera ci ritrovavamo in circolo nella nostra gher a raccontarci storie e curiosità su questo meraviglioso popolo, i bambini ci guardavano incuriositi e tra i loro sguardi e sorrisi ci coinvolgevano con i loro tipici giochi di società.

Il gioco più diffuso è il cosiddetto “Ankle Bones”, un gioco in cui si utilizzano vere ossa di pecora (precisamente ossa di caviglia da cui il gioco prende il nome).

Ogni osso viene considerato come un dado a 4 facce e ad ogni faccia corrisponde un animale che, nonostante le piccolissime differenze, i mongoli li distinguono con grande facilità: pecora, cammello, cavallo e capra.

Ci sono diversi modi di giocare, il più diffuso è quello di colpire con il dito un osso e cercare di toccare un’altro osso dello stesso animale, quindi la pecora dovrà colpire un’altra pecora, il cammello un altro suo simile e così via.

Ai tempi del comunismo c’era molta povertà e non avevano abbastanza denaro per dei giochi veri e propri, mentre le pecore erano davvero tante e così si inventarono questo gioco.

È un gioco così caratteristico che addirittura è possibile trovare delle ossa (spesso finte) in vendita come souvenir racchiuse in un sacchetto o in una gher in feltro ad un prezzo davvero irrisorio.

 

 

NATURA SELVAGGIA: PIU’ ANIMALI CHE PERSONE

La Mongolia è uno stato abbastanza esteso, più di 1.566.500 kmq, ma allo stesso tempo è uno dei paesi meno densamente popolati della terra, con circa 2,7 milioni di abitanti totali e una densità di 1,7 abitanti per km quadrato.

Pensate che circa 1,3 milioni di persone, ovvero quasi la metà, vivono ad Ulan Bator, la capitale.

Per questo se si esce dalla capitale il panorama è composto da immense distese aride dove i veri abitanti sono pecore e cavalli.

Per una tradizione antichissima, i Mongoli venerano cinque animali sacri: il cavallo, il cammello, lo yak, la capra e la pecora. Se non fosse per la caccia indiscriminata, la Mongolia sarebbe un vero e proprio paradiso terrestre per gli animali. La scarsa densità di abitanti per chilometro quadrato e le condizioni climatiche del tutto particolari hanno creato le condizioni per una fauna rara e selvaggia.

Si dice che gli animali presenti in Mongolia siano il triplo degli abitanti.

 

MONETA

Tugrik mongolo

1 Euro = 29752.00 Tughrik

1 Tughrik = 0.0003 Euro

 

 

La Mongolia è stata un tappa del nostro viaggio senza aerei dall’Italia all’Australia.

Foto e video su Instagram e su YouTube

 

Ania

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